Mentre muovo i miei primi passi nel ricoprire questa figura mi domando, al di là delle competenze tecniche, del continuo aggiornamento, della passione…
Chi è ľ’allenatore? Quali aspetti deve tenere a mente? Insomma nell’ambito sportivo più o meno agonistico qual è il suo ruolo?
Questo non vuole essere un trattato scientifico-pedagogico o una parentesi “filosofeggiante” in mezzo a tanti tecnicismi, ma una raccolta di punti chiave per rispondere a questa domanda.
Partiamo dalla base, ovvero : con chi ha a che fare l’Allenatore/Coach, Personal trainer o preparatore atletico?
Con Bambini? Con Adolescenti? Anziani? Agonisti o Amatori? Tipi che occupano il rack per fare Curl con manubri? Ecco, a parte quest’ultimo caso, abbiamo a che fare con delle PERSONE.
Sembra una banalità, ma questo è il nostro punto di partenza.
Una persona, in quanto tale, sappiamo non essere un automa programmabile, bensì una “macchina” biologica che risponde ad aspetti FISICI e PSICOLOGICI che si mescolano andando a creare un individuo unico, e qui arriviamo al primo fondamentale punto:
- INDIVIDUALITÀ FISICA E PSICOLOGICA : Siamo nati con dei geni che ci caratterizzano praticamente in ogni aspetto e nonostante a livello di DNA differiamo uno dall’altro solo per ľ 1% non esistono due soggetti fisicamente (esclusi i gemelli omozigoti) e/o psicologicamente identici. Da questo punto derivano tutti gli altri. L’allenatore deve essere in grado di riconoscere gli aspetti fondamentali che caratterizzano i/il suo/suoi atleta/i per un’infinità di motivi, tra cui impostare una buona programmazione di allenamenti, individuare il ruolo migliore, la categoria adatta ecc…
Da questo punto derivano più o meno direttamente tutti gli altri punti, poiché un buon allenatore sa interagire e lavorare attraverso o intorno a questi.
Possiamo quindi dividere il ruolo dell’allenatore in base agli aspetti sopra citati, partendo da quelli che riguardano più la “fisicità” dell’atleta.
- LUNGIMIRANZA : Dai primi approcci con la persona un’ allenatore che si rispetti deve avere un quadro completo della situazione fisica e strutturale del soggetto in questione in modo da capire come lavorare per ottenere “l’opera fatta e finita”. Chi è portato fisicamente per un certo sport lo si capisce abbastanza in fretta, questo non significa che avremo a che fare solo con grandi campioni (anzi!) Ma il nostro compito è capire come accompagnare al meglio l’atleta al suo massimo POTENZIALE. Raggiungere tale scopo richiede molto tempo e ovviamente non possiamo prevedere tutti gli imprevisti che possono mettersi in mezzo a questo percorso, ma è nostro compito andare per gradi e non avere fretta. Questo ci permetterà anche di ridurre al minimo il rischio INFORTUNI. Un esempio. Mi si presenta “Mario”, un ragazzo di 20 anni alto 1,90 metri che ha visto su youtube degli uomini che sollevano carichi impressionanti in Squat Panca e Stacco da terra e ha deciso che vuole fare PowerLifting. Mario è uno studente e non ha mai fatto molto sport, è longilineo e leggermente ipercifotico con una pessima mobilità scapolo-omerale. In un contesto del genere ha senso iniziare subito a fare panca piana? Ebbene, se anche l’istruttore medio della palestra in cui andava prima, gli aveva messo la panca il lunedì nella scheda “personalizzata” pagata 20 euro, è bene che Mario, prima di far panca, lavori sulla suo mobilità. E’ giustissimo avere obiettivi a breve/medio termine (anche da un punto di vista più imprenditoriale), ma l’allenatore deve vedere sempre oltre ciò che si è programmato per i prossimi due/ tre mesi.
- OGGETTIVITÀ : Un allenatore deve analizzare in base alle caratteristiche fisiche e come si adattano nel tempo, gli strumenti, le istruzioni, gli esercizi migliori per quel soggetto. Non bisogna avere un “modus operandi” uguale per tutti, bisogna essere oggettivi in modo da essere EFFICACI ed EFFICIENTI. Gli esseri umani tendono, una volta essersi convinti di qualcosa, a trovare prove e argomentazioni che vadano a confermare i propri BIAS COGNITIVI. Se ci fate caso riguarda quasi ogni aspetto di ognuno di noi, che si religione, politica e allenamento. Il punto della ricerca (specie in questi ultimi anni) è che deve essere contestualizzata. Se una cosa funziona per il 90 % delle persone, un bravo allenatore ha il ruolo di capire quando un soggetto rientra in quel 10% di persone su cui quella cosa non funziona e muoversi di conseguenza.
Ovviamente ci sarebbero altri punti in merito al ruolo dell’allenatore per quel che riguarda la fisicità e benessere fisico dell’atleta che variano da sport a sport; ma alla base bisogna vederci lungo e rimanere sul pezzo, essere dei buoni osservatori e con l’esperienza imparare a individuare e anticipare eventuali problemi.
Come dicevamo prima, ho cercato di rispondere alla domanda iniziale dividendo la questione in due punti: il Corpo e la Mente, solo per semplicità poiché i due sono estremamente collegati e dipendenti l’uno dall’altro. Prima di analizzare i prossimi punti ci tengo a precisare che ogni allenatore ha il suo CARATTERE e PERSONALITÀ e i punti che seguiranno sono la base su cui si basa il rapporto tra l’allenatore e gli atleti ma che ogni allenatore adatta alla propria persona.
- EMPATIA : comprendere l’altro è alla base dei rapporti professionali e l’allenatore in quanto tale deve saper ASCOLTARE i suoi atleti. Interpretare i feedback è uno strumento fondamentalmente. Questi non riguardano solo gli aspetti prettamente fisici ma anche è soprattutto quelli psicologici. In oltre riguardano anche la situazione che c’è intorno/al di fuori dell’allenamento. Se un atleta è in un periodo particolare a livello lavorativo oppure personale è bene adattare le proprie aspettative al fatto che per la maggior parte degli individui lo sport non è una priorità assoluta e viene dopo tante altre cose
- ASPETTATIVE : ogni atleta ha un punto di arrivo per la stagione o competizione e man mano che andiamo avanti, visti i progressi (si spera!) questi saranno sempre più alti. Ovviamente in base alle potenzialità di un individuo, le sue aspettative saranno più o meno raggiungibili. L’aspettativa è alla base della motivazione, se non ho un punto di arrivo perché dovrei muovermi? In questo l’allenatore può aiutare ad indirizzare e modulare le aspettative dei suoi atleti. Io uso un modello ispirato a quelli che sono gli adattamenti fisici alle abilità quali Forza Resistenza e Potenza. ASPETTATIVA= ASPETTATIVA REALE + 1
Così come avvengono gli adattamenti fisici, in cui ogni volta per progredire dovrò fare meglio della volta prima e andare leggermente oltre le mie reali capacità, così è per le aspettative. In questo modo non prendiamo in giro nessuno illudendolo, ma imposteremo comunque uno stato mentale volto a dare il massimo (+1).
- INDIRIZZARE E COMUNICARE: avete mai sentito di un cliente di un Notaio che contesta e mette in dubbio le pratiche o l’interpretazione del diritto? Oppure un paziente che si mette alla pari sul sapere medico in merito alla diagnosi di un Cardiologo? Probabilmente no (anche se… ) ma, soprattutto in Italia la figura professionale in ambito Sportivo è spesso sottovalutata. Questo parte dell’interpretazione che si ha dello sport e dell’allenamento, visto come qualcosa di marginale ed esclusivamente ludico nella nostra società. Tant’è che nel nostro paese non c’è ancora legislazione dietro alle figure professionali dell’ambito sportivo. Molte persone non sanno il lavoro e lo studio che c’è dietro, ma dobbiamo ricordarci che (se effettivamente dietro c’è lavoro e studio) siamo PROFESSIONISTI e siamo noi che abbiamo acquisito le competenze per poter allenare qualcuno. Spesso il cliente/atleta non se ne rende conto e potrebbe avere già il suo modo di vedere, le sue “metodologie”. È nostro ruolo, nel tempo indirizzare chi si affida a noi, nei binari che riteniamo più corretti per LUI/LEI (non per noi! Vedi oggettività e bias). Tutto questo possiamo farlo attraverso la parola. Imparando a comprendere l’altro e cercando di far capire le cose senza porci come ” Entità superiore” Ma spiegando il perché dietro quelle scelte, correzioni ecc.
Attraverso questi punti, accompagnati da un buon bagaglio tecnico volto al continuo aggiornamento, si instaurerà la cosa più importante di tutte: LA FIDUCIA.
Se nel tempo questa si consolida, permetterà di lavorare serenamente e creare un legame anche personale tra atleta e allenatore andando a creare un circolo virtuoso volto al MIGLIORAMENTO e alla CRESCITA di entrambi.
Complimenti, ottimo articolo.
Chiarisce in modo esaustivo il compito dell’allenatore.
L’autenticità e l’entusiasmo che si notano in questo articolo, fanno pensare che essere coach in ogni ambito è una missione.